martedì 9 febbraio 2010

Il nostro Opening Day

Salve a tutti! Apro questo primo post parlando dei perché di questo blog. Inizio questa pubblicazione con l'intento di divulgare e diffondere la magia e lo spirito di uno sport. Lo sport del baseball è, come molti altri sport, innanzitutto una lezione di vita. La filosofia di questo gioco ha il sapore della competizione e della sfida, ma mai dell'odio e del rancore. Nel baseball non ci sono contatti fisici, ma non mancano la grinta e la "cattiveria" agonistica. Nel baseball ci sono grandi rivalità vecchie di un secolo, ma non sfociano mai nella violenza. Il baseball unisce le generazioni, coniuga passione ed hobby, fa sentire uniti alcuni senza mai discriminare altri.
Una delle cose che devo al baseball? La capacità di saper perdere. Io che sono nato e sono ancora un agguerrito tifoso di calcio (chissà se rivelerò mai per chi tifo), ho imparato dal baseball ad accettare le sconfitte, a saper attendere l'indomani per un nuovo risorgere. Perché nel baseball perdi 60 partite nell'anno migliore. E pertanto quando perdi ti disperi, sì; ma quando vai a letto guardi al giorno dopo, perché già un'altra sfida ti attende. E quando i ragazzi tornano in campo ti sei già dimenticato della sconfitta precedente e cerchi la nuova vittoria.
Il baseball è uno sport in cui gli arbitri svolgono un ruolo decisivo, sia al piatto che nelle basi. Dallo scorso anno è stata introdotta la moviola, ma solo per sancire se una palla è finita in foul o fuoricampo. Probabilmente la moviola sarà ampliata ad altre decisioni, ma oggi ancora non è così. Pur credendo fermamente che la credibilità di qualsiasi sport passi attraverso mezzi decisionali quasi infallibili, è anche vero che il gioco del baseball ed il movimento del baseball in generale insegnano quanto sia doveroso accettare gli arbitri come parte del gioco. Nel baseball si vedono talvolta violente discussioni tra manager ed arbitri, ma molto raramente. La disciplina che dimostrano i battitori al piatto in tante occasioni è davvero ferrea. Spesso sorridono, dicono qualcosa a denti stretti. Ma restano concentrati, anche dopo lanci giudicati clamorosamente male. È questa la disciplina sportiva che va insegnata, in ogni sport.
Ma veniamo ai New york Yankees. La franchigia più gloriosa della storia dello sport americano e non solo. Era il 2003, quando iniziai a guardare questo sport in maniera assidua. Finale di World Series contro i Marlins. Gli Yankees perdono, ma ho già capito per chi batte il mio petto. Gli Yankees sono una religione, un modo di essere. L'essenza della sportività. Mai sopra le righe, mai scomposti. Vincono o perdono, ma sempre con eleganza. Mai arroganti o presuntuosi. I giocatori sono scelti in base anche al loro comportamento. E così manager e personale tecnico. Se non segui la filosofia Yankees, non sei uno di loro. Gli Yankees hanno un amore naturale verso la loro storia, verso i loro simboli e le loro date. Da Gehrig a Di Maggio, da Ruth a Jeter. Per noi (permettetemi) sono tutti da applausi e lacrime, sotto le note di Frank Sinatra. Abbiamo lasciato il vecchio stadio, per inaugurare il nuovo con un trionfo. Ma l'addio allo Stadium è stata occasione di una cerimonia in grande stile. Tutti presenti. Noi siamo questi.
Oggi è l'Opening Day di questo blog. Parleremo di Yankees e anche un po'degli altri... ma poco. Buona lettura a tutti.

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